Formazione esperienziale o team building? Differenze e punti di contatto
Spesso le aziende decidono di affidarsi a una società di formazione aziendale per organizzare attività di team building, con l’obiettivo di incrementare il senso di appartenenza dei propri collaboratori o migliorarne la collaborazione. Queste attività si svolgono generalmente all’aperto, sono adrenaliniche e divertenti, ma portano risultati concreti nelle attività lavorative quotidiane? O ci sono alternative più efficaci? Vediamolo in questo articolo.
Team building vs formazione esperienziale
Formazione esperienziale e team building sono due concetti spesso confusi, ma presentano differenze ben precise:
- La formazione esperienziale è un metodo in cui il partecipante apprende tramite, appunto, l’esperienza
- L’outdoor training è solo uno degli esempi di formazione esperienziale e descrive un contesto ambientale all’aria aperta nel quale si svolge il training
L’esperienza è un requisito basilare nella formazione dei lavoratori, perché riesce nel tentativo di spostare il punto di vista dei partecipanti per fare loro comprendere quali comportamenti siano davvero efficaci. Ma è davvero così necessario eseguire delle attività in contesti outdoor estremi e particolarmente sfidanti per raggiungere questo obiettivo? Cerchiamo di capirlo nei prossimi paragrafi.
Il team building favorisce davvero la collaborazione?
Con l’espressione inglese team building vengono indicate metodologie specifiche, studiate per costruire e consolidare i gruppi di lavoro, in particolare quelli orientati al raggiungimento di obiettivi e risultati. Gli eventi di team building aziendale vengono organizzati con l’obiettivo principale di creare relazioni più efficaci tra colleghi di lavoro, rafforzando lo spirito di squadra e migliorando la collaborazione sia tra le persone che tra i dipartimenti.
Queste attività possono spaziare da sport più adrenalinici come le mini-olimpiadi, la canoa o il kayak, ad esercizi più tranquilli come cooking game, laboratori creativi o attività musicali e teatrali. Il problema è che spesso è davvero difficile trovare qualcosa che metta tutti d’accordo; infatti, qualsiasi sia la disciplina scelta, ci sarà chi si troverà a proprio agio e sentirà di essere più vicino ai propri colleghi e chi invece proverà vergogna e imbarazzo, amplificando la distanza rispetto agli altri. Se si opta per uno sport troppo avventuroso, si metteranno a disagio le persone poco coraggiose, che non amano le emozioni forti. Scegliendo invece altre tipologie di attività, si rischia di creare malcontento e noia. Anche nel caso in cui si trovasse un interesse comune a tutti, comunque non è così scontato che la sensazione di fare parte di un gruppo affiatato superi le pressioni tipiche dell’ambiente di lavoro. Cosa si può fare, quindi, per evitare di perdere tempo e di imbattersi in situazioni spiacevoli? Ecco una possibile soluzione:
Prediligere la componente esperienziale
Quando il coach o il formatore aziendale progetta le attività prediligendo la componente dell’esperienza, il partecipante apprenderà più facilmente, grazie a diversi canali sensoriali e grazie al coinvolgimento simultaneo dell’aspetto cognitivo, fisico ed emotivo.
Non è per forza necessario vivere situazioni estreme o avventurose, ma si possono organizzare sfide che stimolino un cambio di prospettiva da parte dei dipendenti e, di conseguenza, attivino il pensiero laterale. Questo tipo di attività non si devono svolgere per forza all’aperto, ma anche in una normalissima aula o in sala riunioni, per fare in modo che tutti si sentano a proprio agio. L’esperienza metaforica, ad esempio, può aiutare decisamente a identificare quei comportamenti che minano l’efficacia del gruppo di lavoro, ma perché si concretizzino i risultati e questi durino a lungo, è necessaria una perfetta e naturale alternanza tra esperienza e riflessione, senza la quale i comportamenti agiti non potranno essere sistematizzati e quindi riutilizzati.
La sperimentazione attiverà quindi nei partecipanti la scoperta di nuovi comportamenti e nuove possibilità. L’esperienza diretta è la chiave per un team building aziendale efficace, affinché i partecipanti si sentano coinvolti e riescano ad apprendere le nozioni trasmesse, sperimentando e “allenandosi”. Il formatore, a differenza del classico metodo accademico, non detta istruzioni e regole preconfezionate, ma facilita la consapevolezza e l’attivazione delle risorse individuali delle persone. L’utilizzo di una metodologia attiva consente quindi l’apprendimento anche in spazi chiusi, a patto che il progetto formativo sia ben definito negli obiettivi, nelle attività, nel metodo e nelle eventuali metafore da utilizzare.
Alla base del successo di eventi di team, infatti, c’è la fiducia dei partecipanti nei confronti di ciò che stanno per fare, fiducia che viene meno se qualcuno non si sente a proprio agio o ha paura di essere messo in difficoltà.
L’attività di team building aziendale, quando ben progettata, è in grado di stimolare l’apprendimento multisensoriale, coinvolgendo tutti i partecipanti. Cosa ben diversa dall’ascoltare passivamente un formatore che si limita a elencare regole e nozioni, difficili da comprendere e quasi impossibili da mettere in pratica. Le attività di team building hanno senso solo se gli obiettivi che si intendono raggiungere sono chiari e definiti. In questo modo l’azione non è fine a se stessa, ma può diventare un’occasione di apprendimento esperienziale capace di stimolare un cambiamento anche nel contesto lavorativo più canonico. Seguendo la guida di un partner di formazione affidabile, l’azienda può offrire ai suoi collaboratori un’esperienza indimenticabile che contribuirà a migliorare le performance sia individuali che di gruppo.