Libri: ecco L’albero Dei Cieli di Jack Roland
“L’arte deve essere anonima, perché un’opera va apprezzata per quello che è, non per il nome di chi l’ha creata”. Questa è la posizione di Jack Roland, alias Giacomo Berdini, astro nascente della letteratura fantasy grazie al suo esordio: “L’albero dei cieli”, primo volume della saga “La ballata del levriero rosso”.
Chi firma il volume, prima autopubblicato, poi edito da 13Lab Editore, è un bresciano classe 1985, laureato in Storia Medievale, con alle spalle un’attività da giornalista, sceneggiatore per il cinema e la televisione. Per assicurare al suo prodotto vita propria, Giacomo ha “ceduto” le sue avventure al signor Roland, evidente
riferimento alla “Chanson de Roland”, manifesto della società cavalleresca, e al protagonista del ciclo “La torre nera” di Stephen King.
Nella lontana terra di Domhain dal futuro sempre più irrequieto e nebuloso, si muovono tre personaggi, ciascuno con la sua storia da raccontare: Bèroul, vegliardo stanco della vita, che cerca di tenere unito un mondo ormai in frantumi, Ethan e Vèibhinn, fratello e sorella divisi e lontani, impegnati a vendicare le tragedie personali ricostruendo la loro antica casata, quella del levriero rosso.
Tre diversi punti di vista si intrecciano per creare un unico filone narrativo, che definire fantasy è riduttivo. Sulla scia della Terra di Mezzo di Tolkien, Roland costruisce una Domhain con le sue pseudo-lingue latino-gaeliche, i suoi intrighi, le sue battaglie, i suoi mostri. Qui trovano spazio vicende immaginarie, riferimenti alla Storia politica e sociale di popoli e paesi quasi dimenticati e guerre, contornate da razzie, devastazioni e stupri.
La solida prosa e le ambientazioni sterminate in stile Jack London sono il ricettacolo perfetto per elementi del romanzo gotico, storico, di formazione, per i dettagli horror alla Bram Stoker e quelli inquietanti ripresi da Howard Phillips Lovecraft ed Edgar Allan Poe. Con un occhio di riguardo per la psicologia dei personaggi, specie quelli femminili, del tutto lontani dagli stereotipi di genere.
La fantasia si intreccia con la Storia, l’epos con la cronaca, la realtà con l’immaginazione, per illustrarci un Medioevo altro, che non significa solo principesse, re e castelli, ma anche
ferite in cancrena, cotte di maglia impregnate di sudore e arazzi sfilacciati.
Non ci resta che augurarvi buona lettura, seguite il levriero!
Recensione di Alberto Pelucco