Ufficio, “quando i muri cadono”: dalle pareti mobili alle cabine virtuali del futuro
Gli uffici open space incoraggiano la collaborazione e la cultura aziendale tra colleghi, ma distraggono e minano il benessere dei lavoratori, minacciando anche la loro produttività. È quanto emerso dallo studio di Oxford Economics chiamato “When the walls come down”, che ha preso in esame i pareri di oltre 1200 tra dipendenti e manager da Stati Uniti, Cina, India, Australia, Canada, Germania, Regno Unito e Paesi Scandinavi, per indagare l’influenza dello spazio fisico sulla qualità del lavoro e sulle condizioni mentali degli impiegati.
I risultati del sondaggio internazionale hanno evidenziato quanto, in mancanza di soluzioni dedicate, l’open space rappresenti un’arma a doppio taglio. Il rumore e la distrazione hanno un impatto rilevante sulla quantità e la qualità del lavoro. Per evitarlo, le aziende devono essere in grado di riconoscere il problema e correre ai ripari.
Dal report di Oxford Economics è emerso che:
- più di ogni altra cosa, i dipendenti vorrebbero un ambiente dall’atmosfera stimolante, in cui concentrarsi senza interruzioni;
- il 70% dei manager ha dichiarato che gli uffici offrono strumenti architettonici e di design per “sopravvivere” all’open space, ma meno del 50% dei dipendenti è d’accordo.
I ricercatori hanno individuato negli strumenti tecnologici – che consentono di lavorare in ogni area dell’ufficio e anche da remoto – e nell’organizzazione di design dello spazio le due soluzioni con cui aumentare la soddisfazione (e la produttività) degli impiegati.
Dalle tradizionali pareti mobili per ufficio che vanno di moda oggi (costano poco, garantiscono un buon isolamento acustico e si integrano bene dal punto di vista estetico con l’ambiente circostante), alla stazione di lavoro del futuro, il passo si preannuncia breve. Una sorta di “cubicolo virtuale” tridimensionale, dove documenti elettronici, pagine web e fogli di calcolo fluttuano intorno al dipendente in ambiente dal design pixelloso, come oggetti sospesi in aria in una stazione spaziale. Ci stanno lavorando numerose start-up europee e americane, spinte anche dalla mancanza di privacy nell’ufficio senza muri, adottato dal 70% delle aziende d’Oltreoceano.
Se, da una parte, questa futuristica postazione sembrerebbe garantire un isolamento pressoché assoluto, non ci sono altrettante sicurezze sul rendimento delle persone. Soprattutto di quelle che, per esprimersi, hanno bisogno di un’atmosfera umana e non di un habitat artificiale.
Nessuno dubita più sul fatto che l’Internet of Things avrà un ruolo fondamentale nell’architettura dei luoghi di lavoro. Centraline, videocamere e sensori, già oggi, gestiscono applicazioni aziendali strategiche, ad esempio per la sicurezza, la climatizzazione, l’energia. Gli analisti prevedono un’ondata di software Virtual Personal Assistant (come Siri, Google Now, Alexa e Cortana) negli uffici di tutto il mondo. In un futuro non troppo lontano l’intelligenza artificiale gestirà direttamente anche le postazioni dei dipendenti, riscrivendo anche canoni di arredamento e design.